PER NON RIMANERE NELL'INDIFFERENZA
possiamo riflettere
DECRETO SICUREZZA BIS
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Nessun accenno al fatto che in Libia è in atto una spaventosa guerra e che Tripoli non è “ un porto sicuro”!
Questo Decreto Sicurezza bis , che sarà discusso e votato in Parlamento, ad iniziare dal 15 luglio, è un obbrobrio giuridico e etico che viola i dettami costituzionali ed è uno schiaffo al Vangelo. “Sono poliche criminali - afferma giustamente L. Ferrajoli - che provocano ogni giorno decine di migliaia di morti, oltre all’apartheid mondiale di due miliardi di persone. Verrà un giorno in cui questi atti saranno ricordati come crimini e non potremo dire che non sapevamo, perché sappiamo tutto!”. Trovo vergognoso che i Cinque Stelle si siano allineati e sostengano le posizioni leghiste. Per questo mi appello a quei parlamentari grillini che non condividono le posizioni razziste e criminali della Lega a disobbedire come hanno fatto la storica attivista del Meet-up di Napoli, Paola Nugnes e il comandante G. De Falco. Non si può barare su vite umane, nello specifico, vite dei poveri! E’ l’ora delle decisioni: se stare dalla parte della vita o della morte. Ma questo vale per ogni cittadino perché è in ballo la nostra democrazia e i suoi valori fondamentali (uguaglianza, solidarietà…), ma vale anche per ogni cristiano perché è in ballo il cuore del Vangelo. Per questo uniamoci a “Restiamo Umani” che ha indetto un presidio davanti a Montecitorio, il 15 luglio alle ore 16, per dire NO a questo Decreto criminale. Noi ci saremo come “Digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti”, che da un anno, ogni primo mercoledì del mese, digiuniamo davanti al Parlamento contro le politiche migratorie del governo giallo-verde. Anche quel giorno digiuneremo. Chiedo a tutte le forze sindacali (CGIL,CISL, UIL), a tutto l’associazionismo laico, alle reti, ai comitati di resistenza di scendere in piazza. Ma soprattutto mi appello all’associazionismo cattolico (Azione Cattolica, Caritas, Migrante, Focolarini, ACLI, FOCSIV…) perché si unisca alle forze laiche per dire no all’imbarbarimento della nostra società. Mi appello ai missionari italiani, che hanno toccato con mano la sofferenza di quest’Africa crocifissa, perché alzino la voce e scendano in piazza contro leggi razziste e disumane. Chiedo soprattutto ai nostri vescovi perché prendano posizione contro questo Decreto che nega radicalmente l’etica della compassione e della misericordia e propongano alle Parrocchie giornate di digiuno e di preghiera. Uniamoci, credenti e laici, per difendere quei valori fondamentali negati da questo Decreto che, criminalizzando la solidarietà, disumanizza i migranti e tutti noi. Restiamo umani e resistiamo! |
PER NON RIMANERE NELL'INDIFFERENZA
possiamo agire
A Vicenza nel 2019
Una cinquantina di persone si è raccolta, venerdì notte (28 giugno), sul sagrato della Chiesa di Monteviale, per un momento di riflessione condivisa su quanto in quelle ore stava accadendo al largo di Lampedusa. Spinto dal desiderio di esprimere una forte solidarietà alle 43 persone a cui veniva impedito lo sbarco in Italia, al capitano della nave Sea Watch Carola Rackete e al suo equipaggio, oltre che al parroco di Lampedusa Don Carmelo La Magra, questo gruppo desidera proporre una breve lettera-appello alla comunità vicentina, con la speranza che la stessa possa essere motivo di confronto e di impegno civile, per quelle che sicuramente saranno le nuove situazioni da affrontare. Lettera - appello: Da ormai diversi anni il nostro Paese si trova al centro della complessa dinamica legata alle migrazioni di persone in fuga per molteplici ragioni dai propri paesi di origine e alla ricerca di un proprio avvenire in Europa. Conosciamo bene tutti quale tipo di impatto abbia avuto anche nel nostro territorio una gestione non strutturata del fenomeno, e le molteplici ricadute ai vari livelli che essa ha generato. Assistiamo con sgomento al progressivo aumento della violenza e di odio nel linguaggio e negli atteggiamenti quotidiani verso le persone che chiedono accoglienza nel nostro paese e verso chi si espone a loro favore. |
Vorremmo invece affrontare e proporre la questione in termini di narrazione e di impegno concreto, utilizzando parole che si ispirano alla mitezza e alla tenerezza a cui Papa Francesco spesso ci richiama.
Desideriamo mettere in relazione tutti quei cittadini che condividono una visione del mondo che vede nell’altro un essere umano, un fratello da accogliere e aiutare, e intendono esplorare strade che guardano al dialogo, all’accoglienza e all’integrazione. Ci siamo chiesti cosa possiamo fare. Anche un semplice incontro sul sagrato di una chiesa può trasformarsi in un’occasione preziosa per diffondere speranza, fiducia e un atteggiamento positivo per reagire alla marea di disumanità che tutto sembra poter travolgere. Siamo convinti che mai come in questo momento siano urgenti e necessari un risveglio di coscienza, una mobilitazione diffusa e una “resistenza umana” da parte di persone che mettano al centro di ogni azione il principio di umanità. Ci rivolgiamo ai numerosi cittadini che cercano, nel loro impegno quotidiano, tanto silenzioso quanto prezioso, un modo diverso per immaginare il nostro futuro, grazie al quale le persone con le loro diversità possano condividere un percorso comune. Ci rivolgiamo ai tanti piccoli gruppi che si muovono nelle comunità, invitandoli a mettersi in rete, per affrontare insieme questo momento certamente difficile. A ciascuno di loro chiediamo di provare a organizzare dei momenti di incontro e sensibilizzazione promuovendoli in luoghi simbolici, capaci di aggiungere un particolare significato a questo incontrarsi. Lanciamo questa proposta soprattutto alle parrocchie, a cui ci rivolgiamo con particolare sollecitazione, con l’invito a mettere a disposizione i sagrati delle proprie chiese, per passare una notte in solidarietà con le tante persone che non hanno ancora una “casa” dove stare... e sono tante: migranti, mendicanti, sfrattati, padri separati, ecc. Ogni parrocchia può organizzare a turno un venerdì sera questa iniziativa. I sagrati possono diventare così luoghi rappresentativi di quella “Chiesa in uscita”, capace di essere davvero l’ospedale da campo di una comunità che porta dentro di sé ferite e lacerazioni profonde. Siamo a disposizione per cercare di coordinare questi appuntamenti e per parteciparvi attivamente, in modo da intrecciare e rafforzare questi fili invisibili di bene che ci tengano già oggi in relazione. |