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PER NON RIMANERE NELL'INDIFFERENZA
possiamo riflettere

DECRETO SICUREZZA BIS
IN PIAZZA , GRIDIAMO VITA!

​di Alex Zanotelli (Missionario Comboniani) 

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E’ come missionario che lancio questo appello contro il Decreto Sicurezza bis.
Sono vissuto per dodici anni dentro la baraccopoli di Korogocho (Nairobi) e ho sperimentato nel mio corpo l’immensa sofferenza dei baraccati (oggi sono duecento milioni i baraccati nella sola Africa!). Siamo passati dall’apartheid politica a quella economica: l’1% della popolazione mondiale ha tanto quanto il 99% . E’ questa una delle ragioni fondamentali per le migrazioni, insieme alle guerre e ai cambiamenti climatici. Per questo, come missionario, denuncio il cinismo con cui il governo giallo-verde respinge i “ naufraghi dello sviluppo”.
Non avrei mai pensato che un governo italiano avrebbe potuto regalarci un boccone avvelenato come il Decreto Sicurezza bis , che il 15 luglio verrà presentato in Parlamento per essere trasformato in legge. Un Decreto le cui clausole violano i principi fondamentali della nostra Costituzione, del diritto e dell’etica.
E’ proprio l’etica ad essere colpita a morte perché questo Decreto dichiara reato  salvare vite umane in mare. Ne abbiamo subito visti i vergognosi risultati con la Sea Watch 3 con la capitana Carola Rackete e con il veliero Alex di Mediterranea!
E in commissione Affari costituzionali e Giustizia, la Lega e i Cinque Stelle hanno ulteriormente peggiorato quel testo con nuovi giri di vite contro i migranti. Infatti il Decreto rimaneggiato prevede lo schieramento delle navi della Marina e Guardia di Finanza in difesa del ‘confine’ delle acque territoriali; l’impiego massiccio di radar e monitoraggi con mezzi aerei e navali sulle coste africane per intercettare le partenze di migranti e segnalarle alle autorità libiche perché li riportino nei lager; il regalo di altre dieci motovedette al governo di Tripoli per riportare i rifugiati nell’inferno libico; infine un incremento delle multe fino a un milione di euro a navi salva-vite in mare, con l’arresto del comandante e sequestro dell’imbarcazione.

Nessun accenno al fatto che in Libia è in atto una spaventosa guerra e che Tripoli non è “ un porto sicuro”!
Questo Decreto Sicurezza bis , che sarà discusso e votato in Parlamento, ad iniziare dal 15 luglio, è un obbrobrio giuridico e etico che viola i dettami costituzionali ed è uno schiaffo al Vangelo. “Sono poliche criminali - afferma giustamente L. Ferrajoli - che provocano ogni giorno decine di migliaia di morti, oltre all’apartheid mondiale di due miliardi di persone.
Verrà un giorno in cui questi atti saranno ricordati come crimini e non potremo dire che non sapevamo, perché sappiamo tutto!”. Trovo vergognoso che i Cinque Stelle si siano allineati e sostengano le posizioni leghiste. Per questo mi appello a quei parlamentari grillini che non condividono le posizioni razziste  e criminali della Lega a disobbedire come hanno fatto la storica attivista del Meet-up di Napoli, Paola Nugnes e il comandante G. De Falco. Non si può barare su vite umane, nello specifico, vite dei poveri!
E’ l’ora delle decisioni: se stare dalla parte della vita o della morte. Ma questo vale per ogni cittadino perché è in ballo la nostra democrazia e i suoi valori fondamentali (uguaglianza, solidarietà…), ma vale anche per ogni cristiano perché è in ballo il cuore del Vangelo.
Per questo uniamoci a “Restiamo Umani” che ha indetto un presidio davanti a Montecitorio, il 15 luglio alle ore 16, per dire NO a questo Decreto criminale. Noi ci saremo come “Digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti”, che da un anno, ogni primo mercoledì del mese, digiuniamo davanti al Parlamento contro le politiche migratorie del governo giallo-verde. Anche quel giorno digiuneremo.
Chiedo a tutte le forze sindacali (CGIL,CISL, UIL), a tutto l’associazionismo laico, alle reti, ai comitati di resistenza di scendere in piazza. Ma soprattutto mi appello all’associazionismo cattolico (Azione Cattolica, Caritas, Migrante, Focolarini, ACLI, FOCSIV…) perché si unisca alle forze laiche per dire no all’imbarbarimento della nostra società.
Mi appello ai missionari italiani, che hanno toccato con mano la sofferenza di quest’Africa crocifissa, perché alzino la voce e scendano in piazza contro leggi razziste e disumane.
Chiedo soprattutto ai nostri vescovi perché prendano posizione contro questo Decreto che nega radicalmente l’etica della compassione e della misericordia e propongano alle Parrocchie giornate di digiuno e di preghiera.
Uniamoci, credenti e laici, per difendere quei valori fondamentali negati da questo Decreto che, criminalizzando la solidarietà, disumanizza i migranti e tutti noi.
 Restiamo umani e resistiamo!

PER NON RIMANERE NELL'INDIFFERENZA
possiamo agire

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A Vicenza nel 2019 
 Una cinquantina di persone si è raccolta, venerdì notte (28 giugno), sul sagrato della Chiesa di Monteviale, per un momento di riflessione condivisa su quanto in quelle ore stava accadendo al largo di Lampedusa.  Spinto dal desiderio di esprimere una forte solidarietà alle 43 persone a cui veniva impedito lo sbarco in Italia, al capitano della nave Sea Watch Carola Rackete e al suo equipaggio, oltre che al parroco di Lampedusa Don Carmelo La Magra, questo gruppo desidera proporre una breve lettera-appello alla comunità vicentina, con la speranza che la stessa possa essere motivo di confronto e di impegno civile, per quelle che sicuramente saranno le nuove situazioni da affrontare.

Lettera - appello:
Da ormai diversi anni il nostro Paese si trova al centro della complessa dinamica legata alle migrazioni di persone in fuga per molteplici ragioni dai propri paesi di origine e alla ricerca di un proprio avvenire in Europa.  Conosciamo bene tutti quale tipo di impatto abbia avuto anche nel nostro territorio una gestione non strutturata del fenomeno, e le molteplici ricadute ai vari livelli che essa ha generato.   Assistiamo con sgomento al progressivo aumento della violenza e di odio nel linguaggio e negli atteggiamenti quotidiani verso le persone che chiedono accoglienza nel nostro paese e verso chi si espone a loro favore.  


Vorremmo invece affrontare e proporre la questione in termini di narrazione e di impegno concreto, utilizzando parole che si ispirano alla mitezza e alla tenerezza a cui Papa Francesco spesso ci richiama. 
Desideriamo mettere in relazione tutti quei cittadini che condividono una visione del mondo che vede nell’altro un essere umano, un fratello da accogliere e aiutare, e intendono esplorare strade che guardano al dialogo, all’accoglienza e all’integrazione. Ci siamo chiesti cosa possiamo fare. Anche un semplice incontro sul sagrato di una chiesa può trasformarsi in un’occasione preziosa per diffondere speranza, fiducia e un atteggiamento positivo per reagire alla marea di disumanità che tutto sembra poter travolgere.  Siamo convinti che mai come in questo momento siano urgenti e necessari un risveglio di coscienza, una mobilitazione diffusa e una “resistenza umana” da parte di persone che mettano al centro di ogni azione il principio di umanità.  Ci rivolgiamo ai numerosi cittadini che cercano, nel loro impegno quotidiano, tanto silenzioso quanto prezioso, un modo diverso per immaginare il nostro futuro, grazie al quale le persone con le loro diversità possano condividere un percorso comune. Ci rivolgiamo ai tanti piccoli gruppi che si muovono nelle comunità, invitandoli a mettersi in rete, per affrontare insieme questo momento certamente difficile. A ciascuno di loro chiediamo di provare a organizzare dei momenti di incontro e sensibilizzazione promuovendoli in luoghi simbolici, capaci di aggiungere un particolare significato a questo incontrarsi.  Lanciamo questa proposta soprattutto alle parrocchie, a cui ci rivolgiamo con particolare sollecitazione, con l’invito a mettere a disposizione i sagrati delle proprie chiese, per passare una notte in solidarietà con le tante persone che non hanno ancora una “casa” dove stare... e sono tante: migranti, mendicanti, sfrattati, padri separati, ecc.  Ogni parrocchia può organizzare a turno un venerdì sera questa iniziativa.  I sagrati possono diventare così luoghi rappresentativi di quella “Chiesa in uscita”, capace di essere davvero l’ospedale da campo di una comunità che porta dentro di sé ferite e lacerazioni profonde.  Siamo a disposizione per cercare di coordinare questi appuntamenti e per parteciparvi attivamente, in modo da intrecciare e rafforzare questi fili invisibili di bene che ci tengano già oggi in relazione. 

Per non rimanere nell'indifferenza

Come cristiani siamo chiamati a prendere posizione rispetto a quanti si erogano il diritto di chiedere la protezione della Vergine Maria e dei Santi Patroni d'Europa per propri fini elettorali. Riportiamo la dura reazione dei Missionari Comboniani d'Italia e di Don Claudio Bassotto, parroco dell'Unita' Pastorale Cornedo-Muzzzolon-Spagnago.
NON POSSIAMO TACERE
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I COMBONIANI REAGISCONO
Noi Missionari Comboniani in Italia siamo schierati. Portiamo nel cuore il Vangelo che si fa strada con le Afriche della storia. Che non scende a compromessi e strategie di marketing. Né elettorali né di svendita becera dei piccoli in nome del denaro. Ci indigna profondamente l’utilizzo strumentale del rosario, baciato sabato scorso in piazza Duomo a Milano dal ministro dell’interno, chiedendo voti alla Madonna. Rosario che è segno della tenerezza di Dio, macchiato dal sangue dei migranti che ancora muoiono nel Mediterraneo: 60 la settimana scorsa, nel silenzio dell’indifferenza dei caini del mondo. Ci rivolta dentro il richiamo ai papi del passato per farne strumento della strategia fascista dell’esclusione degli ultimi. Di chi bussa alle nostre porte chiedendo di aprire i porti. Come la nave Sea Watch di queste ore. Nave che accoglie chi scappa da mondi inquinati dai gas serra della nostra sete di materie prime per mantenere uno stile di vita sempre più insostenibile. Che pesa sulle spalle degli impoveriti.
Ci ripugna il richiamo alla vittoria elettorale in nome della madre di Gesù di Nazareth che cammina con gli “scarti” del mondo per innalzare gli umili. Sempre dalla parte dei perdenti della globalizzazione dei profitti. La carne di Cristo sulla terra. “Ero forestiero e mi avete accolto” (Mt 25,35). Ci aggredisce l’arroganza d’invitare la gente a reagire durante le celebrazioni in chiesa di fronte ai preti che predicano “porti aperti”. Dettando legge in nome dei vescovi. Ci dà coraggio e ci fa resistere, contro questa onda di disprezzo e disumanità, condividere il sogno di Dio: ridestare la speranza tra la gente che un mondo radicalmente altro, interculturale, aperto, inclusivo e solidale è urgente e dipende da ognuno di noi. Da chi non tace e, con la determinazione della nonviolenza del Vangelo, grida con la sua vita che non ci sta con il razzismo dilagante di chi vuole stravolgere l’immagine vera del Dio della vita. I Missionari Comboniani ci sono. Alzano la voce. Scendono in strada, non fanno calcoli e stanno da una parte precisa. Quella degli oppressi da un’economia che uccide. Prima e sempre.
Missionari Comboniani d’Italia
Verona, 20 maggio 2019

Sicurezza e migranti: 
La voce della Chiesa.

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La Chiesa chiede uno scatto di buona volontà per affrontare la questione dei migranti. Ci sono le emergenze di queste ore, come quella dei profughi ancora in mare della Sea Watch e della Sea Eye, ma è più complessivamente il decreto sicurezza a non piacere. Aleggia negli ultimi giorni una chiamata all'obiezione di coscienza. È «un principio riconosciuto», ha detto ieri da Genova il cardinale Angelo Bagnasco. Un appello esplicito è stato lanciato anche da padre Francesco Occhetta, gesuita, che per la prestigiosa rivista vaticana La Civiltà cattolica, cura le analisi sulla politica italiana: «L'obiezione di coscienza è luce che illumina le tenebre, fa progredire i diritti umani e chiarisce i doveri. Anche oggi l'obiezione di coscienza con la sua forza ed energia verso ogni forma di violazione o di contrazione dei diritti acquisiti, potrà cambiare la legge e renderci più responsabili gli uni verso gli altri», sottolinea in un post su Facebook che ha già visto decine di condivisioni.
Il tema potrebbe anche essere al centro del Consiglio della Cei, che si aprirà il 14 gennaio. La necessità di un dialogo col governo su tante partite d'altronde è evidente, compresa la revisione dell'aumento della tassazione sul “no profit” che penalizza l'attività del terzo settore e del volontariato. «La Chiesa deve avere il coraggio di essere se stessa come la sua cultura, la sua storia e la sua fede le impongono», ha detto il vescovo di Mazzara del Vallo Domenico Mogavero, e quindi occorre anche avere il coraggio di andare «contro certi andazzi e certi modi di pensare che il nostro tempo vorrebbe imporci», ha sottolineato interpretando il sentimento di quella parte della Chiesa che in qualche modo è dalla parte dei cosiddetti sindaci “ribelli”. «Come cristiani non possiamo mai rinunciare all'accoglienza», ribadisce il vescovo Guerino Di Tora, presidente nazionale della Fondazione Migrantes, dalle colonne dell'Osservatore Romano che qualche giorno fa ha dedicato la prima pagina a tutto quello che sta facendo il mondo cristiano per profughi e migranti. 
«C'è un dramma che chiede un'urgente risposta umana: confidiamo che i governanti dell'Europa e della nostra Italia ascoltino» ha detto ancora il vescovo di Noto Antonio Staglianò, delegato della Conferenza episcopale Siciliana per le migrazioni, invocando una «pronta soluzione umanitaria» per i 49 profughi accolti dalle navi Sea Watch e Sea Eye. «Viene chiesto alla politica di fare passi di pace e quindi di attenzione all'uomo che soffre, e solo così sarà vera politica», sottolinea.
Dalla Sicilia arriva anche la voce del vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana: «Rimango scandalizzato perché l'Italia che è sempre stata una nazione accogliente, aperta, adesso sta attraversando questo momento di chiusura a mio parere assurdo perché non è corrispondente alla nostra condizione di persone accoglienti. La situazione è drammatica, siamo sotto l'egida di una legge che secondo me va rivista».
Esplicito anche l'appello dell'arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte: «C'è un primato della coscienza che esige la solidarietà verso i più deboli. Se si dimentica questo ogni barbarie diventa possibile». Di qui la riflessione analoga a quella di Bagnasco sull'obiezione: «Ci troviamo innanzi a due piani. Uno pubblico: una legge dello Stato va rispettata; se sbagliata, come molti ritengono sia in vari punti, l'unica possibilità di cambiarla è il ricorso alla Consulta. Poi c'è il discorso etico, e su questo non c'è legge che tenga: se mi viene imposto qualcosa di contrario alla mia coscienza, come rifiutare aiuto a famiglie intere in balia del mare da giorni, l'obiezione di coscienza è giustificata».
E ancora le parole dell'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, che per primo ha offerto la disponibilità della sua diocesi ad accogliere i profughi abbandonati in mare: «Il gesto - ha spiegato - è simbolico perché ci pare estremamente necessario, in questo momento, lanciare un segnale preciso alle autorità istituzionali italiane e degli altri Paesi europei, sul significato dell'accoglienza», ed è «spirituale, perché mi domando, altrimenti, come facciamo a parlare e predicare di accoglienza dei bisognosi, se poi non ci mettiamo nelle condizioni di praticarla. Stiamo parlando - osserva l'arcivescovo - di persone. E ogni piccolo sforzo nella direzione di alleviare certe sofferenze, certi disagi, ha un grande valore, soprattutto se non saremo soli ad affrontare in questi termini il problema».

''Avvenire" Redazione Interni - lunedì 7 gennaio 2019

Parrocchia
​S. Giorgio in Arcole

Via Abazzea, 14
Tel. 045 7635029
ultimo aggiornamento 23 novembre 2019
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