ANALISI STORICO – AMBIENTALI GENERALI L’analisi condotta, mette in rilievo 3 aspetti fondamentali: ASCOLTO – USCITA – FARSI ACCOGLIERE. a. LE COMUNITA’ CRISTIANE, caratterizzate da una società complessa, pluricentrica, nella quale regna l’indifferenza ed il nomadismo religioso, in cui si assiste ad una progressiva privatizzazione della fede, che trova sempre maggiori difficoltà ad essere trasmessa alle nuove generazioni ed in cui, in molti adulti, è in atto un’uscita silenziosa, non dall'esperienza religiosa, ma dal cattolicesimo. Pur con questo contesto, si registra una domanda religiosa tutt'altro che spenta, accompagnata da un’alta frequenza al catechismo e da una richiesta sostenuta dei sacramenti per i propri figli da parte dei genitori. L’attenzione si sposta allora sul mondo degli adulti e sulla qualità della vita di fede delle nostre parrocchie, le quali sono chiamate ad interrogarsi, non tanto sulle strategie pastorali da adottare, ma sui reali percorsi che Dio sta intraprendendo per incontrare oggi gli uomini e che cosa chiede di cambiare alla Chiesa per permettere questo incontro. Pertanto il primo passo sarà quello di mettere la comunità in ascolto della Parola di Dio e dentro la Parola ripensare e volere sé stessa. (CHIESA IN ASCOLTO) b. LE FAMIGLIE, caratterizzate da una grande varietà, per provenienza, composizione e stile di vita, il più delle volte con un ruolo marginale nell'educazione cristiana dei figli, convinte per lo più di trasmette ai figli non la fede, ma delle pratiche religiose. Sono formate da genitori che si limitano a mandare i figli al catechismo, ma rimangono estranei alla vita parrocchiale, avvicinandosi alla comunità in occasione dei sacramenti dei figli. Di fronte a questo siamo in presenza di una fragilità di percorsi formativi, indirizzati per lo più ad incontrare gli adulti in quanto «genitori», coinvolgendoli nel cammino dei figli, ma senza incontrare le loro domande e senza fornire loro una guida che li aiuti nella ricerca di una fede adulta. L’incontro con gli adulti non può essere fatto solo per aiutarli ad affiancare i figli nel percorso di iniziazione, ma deve saperli accompagnare in un cammino per diventare loro stessi capaci di «generare i loro figli alla fede», rendendoli consapevoli di essere collaboratori del Signore, che è sempre al lavoro per fare degli uomini dei figli. Allora il secondo passo è quello di aiutare le parrocchie ad uscire dalle proprie mura, per andare incontro all’uomo di oggi, mettendosi in ascolto di quanto egli vive. (CHIESA IN USCITA) c. I PERCORSI DI INIZIAZIONE, i ragazzi frequentano il catechismo nella quasi totalità ed è da loro giudicato positivamente, anche se i contenuti sono ritenuti poco significativi e coinvolgenti e di conseguenza il loro atteggiamento tende spesso a ridurre gli incontri ad un’opportunità di gioco e di amicizia. Bisogna sottolineare anche che nella nostra società le occasioni di iniziazione sono molto deboli, prive cioè di passaggi forti, nei quali siano richiesti cambiamenti forti da mettere in atto, ma tutto è diluito nel tempo ed i riti di passaggio sono vuoti di significato (la maturità). Si può ancora parlare di iniziazione e soprattutto dove sono gli iniziati, quanti hanno raggiunto una maturità nella fede? Anche le relative tappe, ben scandite e definite, non rischiano di avere la pretesa di standardizzare i percorsi personali di fede di ciascuno? Allora non si tratta di interrogarsi sui percorsi da predisporre, ma cercare di trovare il modo di cambiare anche i nostri percorsi. Un ultimo passo richiede allora un’opera di decentramento delle nostre parrocchie, passando dall'accoglienza al lasciarsi accogliere, facendosi compagni di viaggio. (FARSI ACCOGLIERE)
Dobbiamo poi tenere presenti anche altre trasformazioni in atto che influiranno sempre più sulla vita delle nostra comunità parrocchiale:
d. La presenza e la compartecipazione dei laici, causa la carenza sempre più evidente di sacerdoti, ci porterà ancor di più in futuro, ad un maggior coinvolgimento dei laici in compiti oggi espletati quasi esclusivamente dai presbiteri. Occorre prendere consapevolezza di ciò e prepararsi per affrontare per tempo ed adeguatamente questa evoluzione, senza gridare allo scandalo e senza farsi prendere dallo sconforto, ma mettendo in atto le opportune iniziative che mirino all’effettivo coinvolgimento del laico ed alla sua necessaria formazione. e. La costituzione delle unità pastorali, altro cambiamento importante già avviato da diversi anni, che muterà profondamente il modo di concepire e vivere la parrocchia, attraverso una stretta collaborazione pastorale e organizzativa di più parrocchie vicine, guidate da uno o più presbiteri. f. La presenza di una società sempre più multietnica e multireligiosa, costituita da fratelli provenienti da altri paesi, che ci obbligherà a confrontarci con religioni e culture diverse, per le quali ci viene richiesta un’attenzione particolare ed una nuova forma di missione.
ANALISI DELLA REALTA’ DELLA COMUNITA’ Tale analisi prende spunto dalla relazione di verifica dell’attività pastorale relativa al periodo 2009-2014, oltre al confronto avviato all'interno dei 4 ambiti pastorali, nei quali sono rappresentati i gruppi e le diverse espressioni di quanti operano all'interno della comunità. 1. La nostra comunità parrocchiale si presenta con una varietà di gruppi e di associazioni che in essa operano, formando una chiesa ricca di occasioni di relazioni fraterne, di incontro e di impegno. Tuttavia questo impegno riesce a coinvolgere solo una parte limitata di persone, molte delle quali impegnate in più iniziative, con molta generosità, ma alla lunga affaticate dal sovrapporsi degli incarichi e con poco tempo da dedicare alla necessaria attività di formazione e aggiornamento. Ciò provoca inevitabilmente la difficoltà a programmare le attività, con la conseguente incapacità di definire i risultati raggiunti, causando sconforto in diversi operatori pastorali. La stessa analisi contenuta nella Nota Pastorale del Vescovo “Generare alla vita di fede”, mette in evidenza il pericolo di impoverire la vita di fede di quanti si impegnano nelle diverse attività e di allontanarli dall'impegno evangelico nei loro ambienti di vita (p. 16). In tal senso non si è potuta sinora realizzare la proposta contenuta nella stessa nota, relativa all'esperienza denominata “Settimana della comunità”, per la quale si è colto da più gruppi la disponibilità a viverla, iniziando anche con una proposta semplice, fatta di qualche momento, ma che dia significato all'essere ed a sentirci comunità.
2. Anche migliorare il coordinamento delle diverse iniziative, unito ad una maggiore collaborazione tra i diversi gruppi, aiuterebbe a vivere e a valorizzare meglio le diverse proposte che vengono realizzate in parrocchia, evitando il sovrapporsi delle stesse. Va certamente costruita in questo senso una diversa modalità di comunicazione, che non necessariamente deve passare dal parroco, ma che può utilizzare, a seconda delle circostanze, i diversi canali istituzionali preposti, quali il CPP, la Segreteria, il Gruppo Ministeriale, oppure gli stessi ambiti pastorali.
3. Si è preso consapevolezza della difficoltà a vivere come comunità, al di fuori delle celebrazioni, momenti di incontro con il Signore, attraverso la preghiera e l’ascolto della Parola. Le proposte vissute per anni, adorazione eucaristica, lectio, centri di ascolto della Parola, hanno riscontrato nel tempo una sempre minore partecipazione. Anche la loro sospensione, avvenuta nel corso di quest’ultimo anno, sembra essere stata accolta con una certa indifferenza. Si esprime comunque il bisogno di proporre ulteriormente per il futuro esperienze di questo genere, certamente strutturate con modalità differenti rispetto al passato, come pure la preghiera nei diversi capitelli durante il mese di maggio.
4. Le iniziative volte all'aiuto a quanti vivono nel bisogno, presentano la necessità di essere maggiormente sostenute dalla comunità, la quale deve essere maggiormente sensibilizzata e messa al corrente circa i bisogni e gli interventi da attuare. Può essere anche consigliato un aggancio con le istituzioni, per un’opportuna collaborazione in relazione a determinate situazioni. Va inoltre potenziata l’attività di sensibilizzazione e di informazione, finalizzata all'assunzione di uno stile di vita più attento e sensibile nei confronti di quanti vivono in condizioni di estrema povertà. La stessa proposta del mercato equo e solidale dovrebbe essere orientata a sensibilizzare le persone sulla necessità di modificare i nostri stili di vita, per un’economia più sostenibile in grado di favorire una più equa distribuzione della ricchezza.
5. Per quanto riguarda la proposta di fede a bambini e ragazzi, in relazione anche alle considerazioni contenute nella citata nota pastorale “Generare alla vita di fede”, si è colta la tendenza ad aprire una riflessione sulla necessità di rivedere e rinnovare la prassi catechistica in atto, con l’eventuale adozione di uno stile di tipo catecumenale, che tenga maggiormente conto del cammino di crescita nella fede di ciascuna persona.
6. Avviare un ulteriore riflessione circa le opportunità formative offerte ai giovani dalla nostra comunità parrocchiale, in termini di qualità della proposta, dal punto di vista culturale, di fede, di testimonianza. Ci dobbiamo anche chiedere quali siano gli effettivi bisogni presenti e quali possibili risposte possiamo mettere in atto.